Nella bicicletta, tutto è equilibrio

molla equilibrio

La bicicletta e l’equilibrio

Su una bici ci sono componenti assemblati, stretti insieme, a una precisa misura di newton per metro sulle bici di alta gamma, oppure semplicemente strette “forte”. E ci sono le parti in movimento, quelle che devono consentire alla bici di procedere, essere governata e fermata, che sono tenute insieme da un sottile equilibrio tra libertà e vincolo. Io ci vedo una metafora della vita, in cui i limiti a cui siamo sottoposti sono anche ciò che ci consente di esistere ed esprimerci. La gravità ad esempio, ci lega a terra, ma è anche ciò che ci permette di muoverci. In maniera simile agiscono i movimenti della bicicletta, in cui le parti meccaniche scivolano una sull’altra, unite e separate dai cuscinetti. Gli alloggi dei movimenti devono essere accostati, senza lasciare “giochi”, spazi vuoti che disperderebbero l’energia e aumenterebbero l’usura; ma devono pure essere liberi abbastanza per girare in modo fluido e senza attriti. La regolazione dei movimenti è sempre un ascolto attento, di udito e tatto insieme, per eliminare il gioco man mano che si stringe, mantenendo il movimento fluido e pulito; il raggiungimento dell’equilibrio perfetto è sempre una soddisfazione per i sensi e per la mente.

Il mestiere delle molle

Sulla bici ci sono altri componenti umili ma essenziali, come le molle. La molla è un espediente straordinario per dimezzare e ottimizzare ciò che serve per controllare la bicicletta. La molla dei freni li mantiene staccati dal pezzo in movimento, per consentirgli di muoversi, ma si allunga abbastanza per consentire la pressione del pattino, o della ganascia, o della pastiglia, o di qualunque sistema sia stato installato, sul componente deputato a ricevere l’attrito. E poi, appena esercitata la sua funzione, riporta al suo posto il freno. Se non ci fosse la molla, il comando del freno dovrebbe avere due funzioni entrambe a carico del guidatore, una per portare il freno in attrito e una per liberare il movimento. La molla ha una forza che dipende dal materiale di cui è costruita, dal suo spessore, dalla sua età, da quanto è stata allungata o magari impropriamente storta. Con quella forza specifica deve fare i conti il meccanico quando registra i freni. Deve negoziare con la molla, con la sua dimensione e la sua forza, la giusta distanza dell’oggetto frenante – il pattino, la pastiglia o quel che è – dal componente in movimento – il disco, il cerchione o quel che è – per consentire a questo di girare senza attriti e a quello di intervenire nella frazione di un secondo a frenarne il movimento quando necessario.

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