In memoria di un amico

31 Gennaio 2024 Senza categoria
Tags: amicizia, bici, storie,
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Ho conosciuto Sergio quasi dieci anni fa, quando ho comprato la mia prima bici da corsa. Ero andata a cercarlo nell’officina dove lavorava con il fratello, e l’avevo trovato immerso nel cofano di una macchina. Non aveva esitato un attimo ad ascoltare la mia richiesta di farmi le regolazioni sulla bici e sulle scarpe, e seduta stante lì nell’officina mi aveva fatto salire in bici e aveva studiato la posizione di piedi, gambe, spalle, braccia. Ricordo la competenza con cui aveva afferrato la mia scarpa, aveva girato i pedali con il mio piede, e poi con un gesso bianco aveva segnato la posizione giusta per le tacchette. Ho tenuto quel segno di gesso per anni, e vi ho sempre fatto riferimento per tutte le altre volte in cui ho dovuto montare delle tacchette.

Da quel giorno in diverse occasioni siamo anche usciti in bici insieme, spesso con Daniela che mi aveva indirizzato da lui. Sergio era un vero coach, non per modo di dire. Allenava una squadra di ragazzini in bici, e conosceva in modo semplice e profondo la scienza del ciclismo. Non aveva molte occasioni per uscire in bici perché lavorava tutto il giorno tutta la settimana, ma la sua immensa esperienza compensava sempre la scarsità di allenamento. Non aveva bisogno di ciclocomputer per regolare lo sforzo, la cadenza, conoscere la velocità. Alla fine di un giro sapeva dire al decimo di chilometro la velocità media che avevamo tenuto.

I giri con lui erano intervallati da ricordi sulla sua infanzia, aneddoti incredibili, vita dura di campagna di una volta, consigli di scienza e tecnica della bici, considerazioni sulla vita e le relazioni. A un certo punto mi volle presentare un amico ciclista pensando che potesse essere un candidato per una relazione con me. È impossibile dire quante cose insegnasse con il suo modo di andare in bici e con i suoi consigli, ma continuamente quando sono fuori in bici mi colgo a risentire nella mente alcune delle sue frasi. La salita non va subita, va aggredita. La bici giusta per te è quella in cui dalla presa bassa vedi il mozzo della ruota. Se non puoi pedalare cammina in salita, tutto fa brodo per migliorare.

Qualche anno dopo finalmente è andato in pensione. Si portava dietro dei disturbi, soprattutto alle ginocchia, dovuti al logorio dei decenni di lavoro in officina. Non l’ho più visto per diversi anni ma vedevo dalle tracce dei social che continuava a pedalare per le sue valli, con i suoi amici, e in giro per l’Italia. Pensavo che prima o poi avremmo rifatto una pedalata insieme. Mi considero una ciclista mediamente esperta, ma da un vero coach c’è sempre qualcosa da imparare, e molti altri molto più di me avrebbero avuto ancora molto da ricevere. Gego se n’è andato troppo presto, all’improvviso, caduto da in piedi quasi come in uno dei suoi scherzi. Ci manchi, e non ti dimenticheremo.

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