Cristoforo Colombo e la Serendipity
Cristoforo Colombo e la Serendipity sono praticamente sinonimi; non è stato quindi per caso che le corde della mia motivazione hanno risuonato in risposta all’evocazione della tenacia che vince sullo scoraggiamento.
Subendo il caldo e la mancanza di allenamento
Ho un po’ trascurato la bici da corsa per studiare e sperimentare su questo blog. Tuttavia la notizia che il tempo stava per peggiorare mi stimola a cogliere l’attimo, così decido che è ora di fare un bel giro di un centinaio di chilometri.
Appena alzata preparo la bici e me stessa, e mi dirigo verso Rastignano e Pianoro. Ho un giro preferito da quelle parti, che consiste nel salire per la Valgattara a Castel dell’Alpi, poi a Madonna dei Fornelli, e poi ridiscendere in val di Setta su Rioveggio.
So di non essere in gran forma, quindi pedalo con calma, ci metto un’ora e mezza per arrivare all’incrocio per Loiano, dove inizia un falsopiano di qualche chilometro. Il falsopiano è un articolo sul quale non do mai il meglio di me, non mi sta molto simpatico e in genere lo soffro. Così infatti accade. Venti minuti più tardi sono accaldata e ho il fiato corto, e mi sorgono dubbi sull’opportunità di cercare una centella in questa forma così scarsa.
A volte aiuta non guardare in faccia la fatica
Per distrarmi e tenermi su metto un po’ di musica con l’altoparlante del cellulare. Cerco di non guardare il ciclocomputer per non pensare a quanto sto andando peggio del mio solito. Ma anche se cerco di risparmiare e non pensare alla media, sto soffrendo un po’ di fatica e demotivazione.
Proprio mentre mi si sta vagamente offuscando la vista, mi arriva alle orecchie il verso di Guccini dal brano “Cristoforo Colombo” che recita: …andrà a sbattere in quell’orizzonte, se una terra non c’è.
Questa descrizione immaginifica del momento di forza disperata di Cristoforo Colombo mi fa sorridere. Mi identifico con quel sentimento e all’istante mi si riaccende la luce in testa, la mia pedalata ritorna a divertirmi e la fatica non mi spaventa più.
L’identificazione è esagerata, e fin qui non ci piove. Mi trovo a 40 chilometri da casa, in nessun modo in condizione pericolosa, mentre Cristoforo Colombo rischiava di morire con tutto l’equipaggio in mezzo all’oceano per via dei calcoli sbagliati sulle dimensioni del globo terrestre. Voleva aprire una via nuova per l’India, ma non ci sarebbe mai arrivato e sarebbero morti tutti, se in mezzo non ci fosse stata l’America. Guccini canta di un momento in cui la disperazione sta cogliendo Cristoforo Colombo, che vi risponde facendo appello a una fatale testardaggine: raggiungere l’obiettivo o morire tentando.
Salire sul treno di un’emozione positiva
Tuttavia, o forse proprio perchè è esagerata, l’identificazione funziona e mi ridà la carica di cui avevo bisogno. Una parte della nostra mente mantiene sempre il carattere infantile a cui piace l’eccesso, l’esagerazione. Quello che conta è che il giusto mix di cocciutaggine e perseveranza ci raggiunga la mente quando saremmo tentati di mollare, quando non vediamo più la motivazione che ci ha spinto a uscire di casa.
È così che si scopre l’America, o si raggiunge un obiettivo, o si porta a casa un giretto di 107 chilometri con la luce accesa. Quella è stata la Serendipity di Cristoforo Colombo, e questa è stata la mia SerendiBici di oggi.
Bello leggere questi ciclo racconti musicali ispirati, buona notte!